Il terribile virus che ha fermato il mondo è democratico, colpisce tutti. Il covid -19 non guarda in faccia nessuno, quando colpisce colpisce. Certo é emerso che i più colpiti sono gli individui di sesso maschile di una certa età e più l’età aumenta più il virus in teoria colpisce con virulenza. Ma colpisce indistintamente sia i ricchi sia gli individui senza un soldo. La morte non guarda in faccia nessuno neppure il covid-19, potremmo parafrasare.
Mentre invece possiamo dire che i tipi di quarantena non sono tutti uguali.
La quarantena non è uguale per tutti.
Il covid-19 ha limitato fortemente ogni forma di socialità e quindi le occasioni di stare insieme, di incontrare persone. Le scuole, le piazze, i giardini sono deserti. Lo spazio pubblico non esiste più, siamo tutti rintanati in casa, ad eccezione di chi svolge un servizio pubblico e deve uscire a lavorare.
E qui riemerge forte il tema scuole e bambini.
Le scuole e gli asili sono il luogo di crescita per eccellenza, luogo di socialità . All’asilo si impara a stare insieme. Molti bambini nelle strutture scolastiche possono mangiare l’unico vero pasto della giornata. In molte classi la scuola è il ponte tra la società e la famiglia e per la pandemia questo ponte a volte fragile è crollato. Stiamo pagando e pagheremo costi sociali altissimi. Generalmente le scuole sono il luogo dove le differenze sociali si riducono e i bambini di qualsiasi razza, religione e appartenenza sociale sono tutti uguali. Non nascondiamocelo che anche nella normalità questo avviene a volte grazie alla fatica e l’impegno dei professori e maestri, degli educatori perché non tutte le scuole funzionano per il meglio.
Questa pandemia invece ci ha isolato tutti e in alcuni casi ha fatto crollare o danneggiare il fragile ponte società-famiglia. Una volta chiuse le scuole, le attività scolastiche sono ricominciate on line con la didattica a distanza. Purtroppo c’è mancanza di uniformità nell’accesso digitale, dovuta da entrambi lati: da una parte alcuni docenti che non erano ancora pronti a utilizzare gli strumenti digitali e hanno avuto bisogno e avranno bisogno di formazione, dall’altra non tutte le famiglie hanno accesso alla rete internet o hanno strumenti digitali adeguati attraverso i quali i ragazzi possono seguire le lezioni.
In questo contesto già complesso la fascia di età 3 -6 anni come dicono gli esperti è la più fragile perché ovviamente la didattica a distanza non è percorribile per i bambini di quest’età che hanno un forte bisogno di socialità e di vivere in comunità con ritmi e regole.
In questo momento di profonda difficoltà delle famiglie ci viene annunciato senza indugio che le scuole apriranno a settembre ma forse nidi e materne no. Ma attenzione perché le famiglie potranno ricominciare a lavorare a partire dal mese di maggio. Come si poteva immaginare si è innescato un acceso dibattito tuttora in corso. In queste settimane di dibattito mi sono sentita dire nell’ordine: la didattica online è partita e va bene così, voigenitori pensate che la scuola sia una babysitter, la priorità non sono i bambini ma il lavoro. Allora ho alcune domande e pensieri che vorrei condividere.
Voi pensate che un anno scolastico da febbraio a fine maggio solo online possa considerarsi un normale proseguimento?
Pensate che tutti abbiano potuto seguire le lezioni online alla stessa maniera ?
Pensate che la didattica online sia sufficiente o l’elemento socialità non sia fondamentale?
Ma soprattutto chiariamo che il tema bambini e lavoro è fondamentale se non si forniscono servizi adeguati alle famiglie per affidare i propri piccoli se devono rientrare al lavoro.
Vorrei chiarire una cosa importante: nessuno vuole riaprire le scuole per forza anche perché nella Regione da dove scrivo ad esempio in Lombardia siamo ben lontani dall’avere raggiunto condizioni minime di salute pubblica. Però mi domando perché il Ministero non si è posto neppure il tema di aprire a scaglioni nelle regioni meno colpite d’Italia? É inutile negare che ci siano differenze regionali, e magari poteva essere l‘occasione per sperimentare nuovi modelli, ad esempio come in Francia dove il calendario scolastico è diviso per regioni cioè dipartimenti.
In casi di emergenza occorre sperimentare perché le soluzioni tradizionali e normali non funzionano. Penso con convinzione che di fronte a situazioni straordinarie si debba provare soluzioni innovative. Dire semplicemente che le scuole riapriranno a settembre, senza offrire un piano o una prospettiva è tremendamente sconfortante e ingiusto nei confronti di tutte le famiglie ma in special modo di quelle più fragili. Ieri leggevo che in Italia ci sono 1,2 milioni di bambini che vivono sotto la soglia di povertà: ecco se già non andavano in vacanza prima chissà ora. E se alcuni genitori riprendono a lavorare pensate fino a settembre cosa faranno i bambini? A casa nei loro piccoli appartamenti o in cortile o in giro in strada quelli più grandi.
Il tema dei bambini e delle scuole è fondamentale sia per i più deboli e fragili ma sia per le persone che magari prima non avevano problemi ma con l’assenza di un soluzione e di una prospettiva rischiano di trovarsi in seria difficoltà. Per tutte queste ragioni penso con forza e convinzione che di fronte all’emergenza occorre trovare soluzioni innovative e sia necessario ripensare i servizi alle famiglie.
In questo momento è importante offrire servizi anche nuovi per riportare ad una socialità adeguata i bambini e i più fragili. La ripresa della normalità avverrà a tappe, sarà lenta e graduale e nessuno può prevedere i tempi ma come obiettivo penso dovremmo avere tutti un pensiero speciale per i bambini che sono il nostro futuro di qualunque famiglia povera o ricca siano.