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A questa domanda un po’ provocatoria sarebbe bello rispondere si  certo l’Italia è un paese dove i giovani, i bambini e le bambine le nuove famiglie trovano spazio e tempi e modi.

 Ma sappiamo che non è così purtroppo.

I dati parlano da soli. Nel 2020 si è registrato un nuovo minimo storico di nascite . Nel 2020 sono stati iscritti in anagrafe per nascita 404.104 bambini. Lo rileva l’Istat nel report “La dinamica demografica durante la pandemia covid-19- anno 2020” . Al 31 dicembre 2020, la popolazione residente in Italia ammonta a 59.257.566 unità, 383.922 in meno rispetto all’inizio dell’anno (-0,6%): è come se fosse sparita una città grande come Firenze.

Per alcuni anni la politica si è ingarbugliata su questo tema facendo promesse elettorali, spesso strumentalizzando anche il tema e alla fine  non venivano messi in  campo strumenti sufficientemente efficaci . L’emergenza  sanitaria del covid -19  ha messo ulteriormente nell’angolo le famiglie , ha affaticato in particolar modo le donne su cui è spostato ancora di più il peso delle gestione familiare. Finché una donna sarà costretta a  scegliere tra lavoro e famiglia come società saremmo più poveri. 

Una donna dovrebbe essere libera di poter scegliere senza essere giudicata ovviamente. Ma spesso non è così e molte donne all’arrivo del primo figlio rinunciano al lavoro, o vengono demansionate.

Ci terrei però a chiarire subito un aspetto in cui credo molto, l’obiettivo non è solo quello di sostenere le donne e le coppie ad avere una famiglia ma a creare le condizioni in cui sia possibile fare progetti e piani per il futuro e i figli potrebbero essere tra questi progetti . I figli non sono SOLO delle famiglie che li mettono al mondo  ma sono un  bene di tutti, sono patrimonio dell’intera comunità  Questa è la prima premessa. Un paese che scommette sui bambini scommette sul futuro .

Servono misure che perseguano obiettivi chiari, con precisi impegni su risorse e tempi e  non misure estemporanee e frammentate.

In questi ultimi anni abbiamo finalmente assistito ad un leggero cambio di passo e sono state messe in campo diverse misure come il bonus bebè , il bonus asilo nido sempre però legate al reddito e quindi per definizione politiche di contrasto della povertà. Da poco però è stata approvata  la  Legge sull’assegno unico si tratta di un assegno mensile che viene riconosciuto per ciascun figlio a carico, in altri paesi è già diffusa da a anni come misura. È una vera rivoluzione culturale perché servono politiche che adottino il principio universalistico e non solo contrasto alla povertà (assegno universale, diritto di tutti al nido, congedi per tutte le categorie).

Recentemente il Think Tank Alleanza per l’infanzia  che ha impostato un lavoro di ricerca  e sensibilizzazione sulle politiche per l’infanzia sostiene che uno dei maggiori freni alla formazione di una famiglia è la  mancanza  di politiche per la conciliazione. 

In Italia  l’offerta degli  asili nido in media è del  24% vs 33% che è l’obiettivo di copertura adeguata stabilito dal Consiglio europeo a Barcellona nel 2010.

Uno dei temi cruciali deve essere il miglioramento dell’offerta dei servizi per l’infanzia  sia per il sostegno alle famiglie e al lavoro femminile ma soprattutto a livello educativo. L’offerta di servizi per l’infanzia a partire dai primi anni di vita può fare la differenza.

Recentemente  il premio Nobel James J. Heckmans nei suoi studi sugli  gli effetti delle politiche di  spesa per i servizi per l’infanzia ha dimostrato che il rapporto costi benefici è 1 a 7 , cioè ogni euro investito dallo Stato può averne un ritorno di sette euro  su piani differenti  ( risparmio politiche sociali, riduzione indice di criminalità, aumento occupazione,  miglioramento delle condizioni di vita dei bambini in fasce più povere e fragili).

Il Think Tank Alleanza per l’Infanzia , ha inoltre fatto una proposta precisa per utilizzare i fondi del Next generation Ue in una direzione precisa: garantire che  bambini e bambine possano beneficiare di percorsi educativi e di istruzione di qualità da 0 a 6 anni su tutto il territorio italiano . L’opportunità di utilizzare le risorse europee per l’allargamento  dell’offerta dei nidi e della scuola dell’infanzia è un punto importante di svolta.

In conclusione le  politiche per le famiglie in Italia negli ultimi anni si sono rilevate inadeguate . La denatalità comunque non è un destino immutabile ma servono politiche adeguate.

Servono politiche continuative, universalistiche  , azioni  favoriscano un cambiamento culturale nella società, nella coppia( condivisione cura) nelle aziende (conciliazione)  solo così forse potremmo vivere in un  paese dove la parola futuro ha davvero un significato per tutti i bambini e le bambine. 

Alice Arienta 

Consigliera comunale 

Presidente commissione Servizi anagrafici e trasformazione digitale